L’esempio del mio compagno RCA, il collezionista Ken WOOD (che ha sgommato il rovescio a matita che traspariva su uno schizzo a china di LC), sarà stato formativo : quando si è architetti, artisti, collezionisti o critici, bisogna sapere che cosa conservare, che cosa sacrificare. Già, per gli architetti, per i ceramisti e gli scultori, quando si fa indagine sullo stato della materia in opera.
D’ altronde la distruzione è preparazione (della materia) necessaria ad ogni atto creativo, e predispone l’ atteggiamento mentale e psicologico della persona creativa.
Il paesaggio delle cave di marmo in Toscana è testimone poetico del principio, esattamente come lo scavo in terra vergine per istallare una fossa settica : rivelano l’ ordine soggiacente delle cose. Sgommare è anche un atto creativo.
Un sera di colloquio multidisciplinare sull’ isola di Andros, mi sono trovato a cena di fronte a Jean CLAIR, responsabile del Museo PICASSO a Parigi. Ho colto l’occasione per sapere se, secondo lui, c’erano delle opere del maestro che meriterebbero di essere distrutte piuttosto che conservate. Era una domanda seria, perché bisogna avere il coraggio di non ammettere degli abusi in nome dell’ arte. Ciò che il grande pittore ha fatto subire allo spazio della cappella a Vallauris è veramente ignobile, sostenevo. Il vicino di tavola, un’ archeologo, si è levato per andare protestare a mia moglie che ero terrorista pericoloso.
Forse aveva regione : un’ amico che mi doveva una certa somma aveva ricevuto dalla mano di David HOCKNEY (gli tagliava i capelli) una stampa così pornografica che gli dava un vero fastidio tenerlo. Lo trovavo indecente anche io (non per la nudità, ma lo sguardo) e che aveva ragione sbarazzarsene. Affidatomi contro somme dovute ho finalmente preferito metterlo a pezzi. E facile quando, da ragazzo 17enne, hai già demolito un rifugio antiaereo con un martello pneumatico.
Qualche ricordo grafico o fotografico delle distruzioni coscienti operate in corso del mio lavoro :
Cantieri
Se di solito è la finalità dei progetti, disegnati o realizzati, che ritengano l’ attenzione dei nostri interlocutori, i lavori di cantiere offrono delle occasioni uniche per rivelare l’ ordine delle cose (che poi si nasconderà di nuovo) tramite le distruzioni parziali che ci si praticano. Tali ricordi sono spesso tra quelli più esaltanti, non solo per gli architetti, ma anche gli operai che sono sempre contenti di demolire. Come ha scritto ROSSI : l’ energia accumulata nella materia costruita si libera nel crollo.

Ha-ha a Scotnish, Argyll, 1984
La distruzione deliberata (a mano, con martello elettrico) di un muro di giardino arbitrariamente imposto sul rilievo in pendenza naturale — e che rischiava di crollare a ragione dell’ intonaco applicato su una sola faccia — è stato l’ occasione di provocare l’ ira paterna, e costringerlo a prendere un decisione : realizzare un muro detto ha-ha al suo posto. Le macerie friabili, che ho trasportato mattone per mattone, hanno servito a consolidare un parcheggio in zona erosa.
Marmo e pietrame
Ogni volta che command(iam)o del marmo di (qui le cave Michelangelo, da Montemarcello) — o qualsiasi materia minerale — st(iam)o perpetuano questo tipo di impatto sul paesaggio.
Se l’ estrazione e l’ elaborazione dei minerali inquinano per forza, sarebbe da confrontare — con indici comparativi comunicati — a quella per le applicazioni hi-tech (alluminio, litio ecc.).

Reti sotterranei
In Europa — a differenza notevole con l’ America del Nord dove i reti rimangono spesso in superficie — ci siamo abituati a dei paesaggi ‘naturali’ che li nascondono e li proteggono in sotterraneo. Nel caso uno come nell’ altro c’è distruzione. Ma che privilegio — di un’ istante fugace — scoprire la ricchezza geologica sotto i nostri piedi !

Specchio trafitto (Studio Aldilà, 1981)
Metafora assoluta, la distruzione volontaria (di ciò che fa il valore di uno specchio) era l’ idea motrice di una piccola edizione di specchi spezzati, inquadrati tra due panelli di vetro, che Pietro FOLLINI e me stesso abbiamo realizzata in nome dello Studio Aldilà nel 1983. Forse un’ esemplare esiste ancora.

Umidità, incendio, demolizione
Un’ amica soffriva fisicamente da decenni dell’ umidità che si infiltrava da lei, non si capiva da dove. Davanti all’ inerzia dei suoi interlocutori ho intrapreso di fare demolire la parete di gesso indebolita che imprigionava invece questa umidità.
Con le proprie mani quando i consigli, le constatazioni e le minacce di azioni legali non bastavano.
Grazie alla stupidità dell’ amministratore del condominio (e del prestatore da lui scelto, che ha pure aumentato l’umidità, arrosando da fuori), la signora anziana si è trovata inoltre vittima di un’ incendio elettrico, provocato dall’ acqua, qualche mese più tardi. Avrebbero ascoltato a tempo i miei consigli lei evitava molte pene inutili. Ho tenuto partecipare me stesso alla demolizione della parete di gesso, per dovere e soddisfazione di coerenza nell’ azione.

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