Readymades

Anche se il termine è stato inventato da Marcel DUCHAMP, il principio del readymade ha sempre esistito.

Magari le cose saranno state concepite per un uso specifico, ma questo non esclude altre utilità da trovarceli, contornando la logica concettuale di origine. Il principio si illustrava persino nel campo dell’ architettura : le bottiglie di birra vuote che servivano da costruire cabine in Australia, che vedevo da ragazzo nelle foto National Geographic.

Da internato a West Downs, ascoltavo recitare Stig of the Dump (Clive KING, 1963) che mi ha fatto sognare di un mondo di oggetti riciclati, sempre con poesia e gioia. (Non esiste il readymade macabro o funeste, per dire.) Ben prima di conoscere la valigia-portfolio di Marcel DUCHAMP, passavo del tempo a scegliere e elencare gli oggetti di affezione che terrei nel mio mondo privato. Non è per caso, dunque, che mi sono trovato a collaborare più tardi con Aldo ROSSI, che progettava le sue architetture a patire di pre-esistenze che l’ avevano colpito e che mobiliavano la sua memoria.

In genere i miei readymades finiscono nelle mani degli amici colti.

Crémaillère sans fin, 2005

Collezione particolare, Parigi.

Per Caroline, 1982

Una protesi nichelata di grande eleganza, pescata al mercato dei pulci, Portobello Road, e incollata con Superglue su uno zoccolo di marmo verde (che ho fatto tagliare a dimensione giusta), ricordava le curve di ARP e di MOORE, senza l’ ironia del primo o la sensualità del secondo. Manipolato senza cura, un giorno il marmo si è staccato e spezzato, riducendo la cosa messa all’ onore al suo stato di origine : un rifiuto inutile.

De Chirico fai-da-sé, Londra, 1982

Al mercato delle pulci di Portobello Road (più interessante all’ epoca un venerdì di mattino che non il sabato più chic e turistico) ho trovato una collezione di forme disparate da calzolaio. Agli amici ne ho offerte, una a una, come Do-it-yourself De Chirico. Collezioni private Londra e Parigi.

Per Caroline & Bill, 1981-82

Per mia sorella e il marito William SHELDON avevo cominciato a una scultura composta di elementi nel commercio, dipinti e disposti su uno zoccolo. Avendomelo sottratto prima che lo finisca, il momentum era perso. Conservo i pezzi, invece. Sarebbe da restaurare.

Mobili per una stanza senza finestre, 1981

Schizzo di libretto figurando vari readymades realizzati (assemblati) :

  • Specchio trafitto (3 esemplari, persi)
  • Off the shelf mantelpiece (2 esemplari)
  • Van Angelo per Arp e Savinio (coll. part. Parigi)
  • Loplop del Boccioni (col. par. Nizza)
  • Leaning lamp (1975, oggetto perso)
  • Christmas card (coll. part. Parigi)
  • Fontana del Meazza con biglie di vetro (oggetto smantellato)

o progettati (da assemblare) :

  • Costruzione (porta piante a treppiedi)

Off the shelf mantelpiece, 1981

Il titolo fa maggior senso in inglese. Un’ oggetto per chi, nostalgico, non ha il focolare in casa. Questa piccola mensola, poco profonda e dipinta in nero, realizzata in due esemplari (il secondo, alla domanda dell’ attuale tenente, sta a Venezia) assemblava profili da falegname già disponibili nel commercio. Il primo esemplare è stato dannato in un’ incidente auto, e sarebbe da rifare.

Van Angelo, 1981

Assemblaggio onirico di una forma (per l’ esposizione di articoli di moda) in polistirolo, ricoperta di velluto sintetico, con un rullo di carta ovatta, questo readymade infestava un angolo alto della mia residenza milanese, un monolocale sotto tetto accanto ai solaio. L’ho regalato a una mia amica artista, nata in quell’ anno, un giorno dopo il mio compleanno. Facendo dono, ho sostituito l’ ovatta con una benda di crepe bianca.

Moonstrip Empire News, 1981

In questo caso il readymade è il titolo, ripreso di un’ opera di (Sir) Eduardo PAOLOZZI, che qualche anno più tardi inviterei, con Geraldine FLASHMAN, a dare una conferenza a noialtri, studenti al Royal College of Art, privi di corso storico o teorico. Contributo degli studenti : panini al cetriolo (specialità inglese) e bevande.

Christmas card, Milano, 1981

Un’ unico esemplare si trova ancora nella nostra collezione a Parigi. Trovato a Milano, e di una forza plastica chiara, ma patetica, mi ricordava gli oggetti comuni esaltati da Claes OLDENBURG. (Che poi nel 1982 proporrebbe uno wok per uno stadio — ho visto pubblicato il disegno — dopo che io abbia suggerito al mio amico Franklyn GERARD, che gli preparavo un plastico, di procurasene uno su Canal Street. Natale 1981, appunto.)

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