Politica ordinale

Posizione personale sulla pretesa ordinale di costringere gli architetti a seguire dei corsi di formazione continua

L’obbligo, imputato a tutti i professionisti è di mantenere la competenza, nel demanio di applicazione particolare suo, che deriva della direttive europee non è da confondere con un principio tutto diverso, avanzato da tanti, cioè inteso come obbligo de formazione continua. Questo principio (l’ obbligo del mantenimento della competenza nel propri campo di applicazione) lascia una grande libertà che le autorità nazionali, invece, hanno cercato di monetizzare per spremere alcuni in modo di alimentare gli altri succosamente. Questa confusione deliberata non è altro che un abuso di posizione dominante, specialmente quando controllato dal regolatore, e che le istanze professionali vogliono strumentalizzare e canalizzare in direzioni date da potenze economiche. Io rifiuto e rifiuterò sempre questa abdicazione consensuale della responsabilità dell’ architetto libero professionista, che si intende ridurre (minacciando di sanzioni) all’ insensibilità del soldato uccisore… dei suoi pari.

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Architects Registration Board, Londra, 2003-2006

Il consiglio di amministrazione dell’ ente regolatore della professione di architetto nel Regno Unito è composto di 15 persone, cioè 7 architetti eletti dai pari, e 8 laici nominati dal Privy Council, organo governativo. Su qualche decine di candidati mi sono trovato eletto 6°/7, senza appoggi istituzionali e senza fare nessuna campagna. E vero che godevo di una certa notorietà grazie alle mie esperienze milanesi, e che molti compagni di classe di scuola di architettura avranno incitato a votare per me.

Alcune deliberazioni del Board sono confidenziali, le informazioni privilegiati. Ero uno dei pochi architetto eletti con nessun legame con RIBA, associazione di architetti che cercava di istaurare un monopolio di influenze sulla politica professionale. Ho combattuto la pigrizia intellettuale e lo spirito di gregge di chi preferirebbe che ci facciamo dominare da persone che prescrivano delle regole, invece di rispettare il senso profonde dei testi legali di riferimento cioè The Architects Act, 1997, e le direttive europee.

Durante i tre anni del mio mandato, nell’ esercizio delle mie responsabilità da architetto eletto, ho preso coscienza delle forze di persuasione che agiscono sulle professioni, in modo da orientare tutte le nostre decisioni (prescrizione di qualificazione ecc.) secondo una visione ideologica che si trova, in realtà, agli antipodi della libertà di coscienza e di convinzione che si devono avere, per l’ esercizio in buona coscenza di qualsiasi professione liberale.

Delegato ARB presso ACE-CAE, Bruxelles, 2003-2006

Il Consiglio degli architetti d’ Europa è un organismo non governativo a Bruxelles che riunisce le istanze professionali (regolatori come promotori della professione) di tutti paesi dell’ UE, anziché di diversi paese osservatori o contribuenti.

In quanto delegato di ARB ho potuto assistere a diverse riunioni di uno dei vari Task Forces, scrivendo delle volte i verbali della riunione, formulando anche tutte le questioni di un questionario bilingue (in inglese e in francese) che verrebbe spedito alle dette istanze professionali, per informarci sulle pratiche professionali nei diversi paesi.

In effetti, un architetto in Danimarca non ha lo stesso statuto che un architetto in Austria, dov’ è persino un’ ufficiale dello stato.

Lavoro onorevole e stimolante, ho l’impressione di avere servito il buon senso. Ringrazio il collega olandese che ha salutato in me quella qualità spassionata che manca in genere agli architetti messia.

Pagine apparentate :

Architettura e urbanistica

Pagine in inglese : OPUS INCERTUM : Take Your Pick

Pagine in francese : OPUS INCERTUM : Faites Votre Choix

Pagine in italiano : OPUS INCERTUM : Scegliete Voi