Disegni di architettura

Da studente in secondo anno di licenza (BA Hons.) mi sono inventato un modo di costruire le vedute prospettiche, da posizioni precise in planimetria come in alzato. Da poi alcuni colleghi mi hanno chiesto di realizzare dei disegni prospettici dei loro progetti, ovvero dei nostri in collaborazione. Oltre quelli citati altrove in queste pagine, mostro qui alcuni disegni che all’ epoca hanno suscitato una certa ammirazione.

Negli anni ottanta non potevo entrare in una libreria di architettura senza ritrovare almeno uno dei miei tanti disegni per ROSSI, o delle foto di progetti suoi sui quali avevo collaborato, pubblicati su libri, riviste e manifesti. Certi rappresentano anche una fonte di ricadute inattese (sopratutto per altrui), altri figurano in varie pubblicazioni, nelle monografie, su delle carte postali, persino parsi nei giornali quotidiani.

Copertura per biciclette, Parigi, 2008

Schizzo sollecitato nel 2008 da un caro amico, da sottomettere ai suoi co-condomini, e eseguito in viaggio a Parma.

Non potevo immaginare che l’ immagine piaccia a tal punto che un decennio più tardi questi stessi condomini mi richiedono nel 2018 uno studio quasi esecutivo con offerta d’ impresa da sottomettere al voto. Bocciato dall’ ignoranza di chi credeva che un prodotto di catalogo farebbe l’affare. Invece no, delle volte il pronto-da-indossare prefabbricato non tiene promessa. Ci vuole un sarto.

Forse nel 2028 arriveranno a decidersi che l’ idea buona non invecchia, e che si può sempre realizzare il progetto.

Cinema Palma, Teano, 1992

Quale Sale per il Cinema ? Mimmo LERRO si era associato con un giovane architetto della sua provincia per rispondere alla domanda, tema del concorso. Uno scopo più concreto era di portare attenzione sul potenziale di ricupero di edifici ecclesiastici decadenti a Teano, città vescovile. Non ho partecipato alla progettazione, ma l’elaborazione a distanza della prospettiva, dai documenti trasmessi via fax, sembra aver anche aiutato qualche decisione compositiva.

Questa copia colorata al pastello, da offrire in regalo, è stata persa in viaggio in Andalusia.

Il Castello, Kuala Lumpur, 1991

Insignia di progetto scelta da Aldo ROSSI e Luca TRAZZI per il concorso privato tra archistar organizzato da Seri Kuda bdn, si trattava in realtà delle future Torri PETRONAS. Il progetto, e la mia prospettiva, si elaboravano simultaneamente, di notte a Tokyo e di giorno a Milano. Così quelli che a v. Sta Maria alla Porta 9 studiavano i piani di alzato, venivano chiedermi i valori dimensionali che avevo dato a certi volumi. Aldo ROSSI era particolarmente grato che abbia preso a cuore la sfida di rappresentare la Punta della Dogana in testata. Per paragone : l’intero volume del nostro progetto per il Museo della Scozia corrisponde alle sovrastrutture conico-cubiche delle grandi torri.

Prospettiva ABK per LNC, Parigi, 1991

Les Nouveaux Constructeurs, clienti promotori dell’ architetto Emmanuel ABOULKER, avevano intenzione di edificare uffici a Parigi. Per pagare l’affitto dello studio, effettuavo delle prestazioni di disegno per ABK. Realizzato rapidamente con un certa economia di mezzi (si trova lì l’interesse, secondo me, del tratto) fu giudicato troppo ‘povero’ ma ha servito comunque all’ elaborazione di un nuovo progetto dai colleghi in studio.

Metropolitan Improvements, 1984

Esposto alla Royal Academy Summer Exhibition, poi pubblicato dalla rivista The Builder, fa parte della mia tesi di laurea (MARCA) integrando pre-esistenze sparite con una proposta di promenade.

Bedford Park Art School, 1984

Se da ROSSI e BRAGHIERI avevo avuto l’ occasione de sperimentare gli effetti del tratteggio per modellare i volumi progettati, in questo disegno (che incrocia i tratti fino a cinque volte) ho voluto suggerire la superficie ruvida, levigata o liscia dei materiali privilegiati (mattone, pietra, legno e infissi metallici).

Avevo concluso che il miglior modo di sfruttare gli anni che mi restavano come studente in scuola di architettura sarebbe di consacrarmi a delle sfide che non potrei permettermi più, per una semplice questione di tempo diminuendosi e di responsabilità crescendosi. L’esecuzione di quest’ immagine cumula in effetti più di un mese intero di lavoro costante a disegnare. E firmato in modo segreto ma abbastanza leggibile per chi riconosce i nomi ricordati in alzato, sulla ‘scalinata di onore’ agli artisti.

L’amico collezionista Peter FLEISSIG, compagno RCA, ha comprato una delle tre stampe (edizione Manspace Gallery, 1985) che comportano in planimetria una riga rossa sull’asse visuale di impostazione prospettica.

Venezia Analoga (capriccio), 1980

Antonio da CANAL, detto CANALETTO, aveva avuto l’idea geniale di rappresentare i progetti di Andrea PALLADIO in una veduta prospettica immaginaria, talmente verosimile che si domandava dove potrebbe trovarsi la collocazione reale.

Il mio datore di lavoro, Aldo ROSSI, che puntava nei suoi discorsi il carattere delle architetture, ci vedeva un’ esempio della città analoga teorizzata nei suoi scritti.

Aldilà del simbolo, sfruttato al massimo in collages ulteriori un decennio durante, gli ho reso la moneta davvero.

Casa di campagna, Roma, 1980

La moglie di un ministro è venuto cercare Aldo ROSSI in aereo privato per portarlo sul terreno. Se la villa romana a cortile centrale ha ispirato la pianta, la verticalità in alzato voluta da ROSSI generava un’ ingombro importante dello scalone, indicato nelle fette assono-metriche staccate. Misura termo-isolante, e per dare presenza alla lanterna in alzato, ho proposto un involucro doppio (vetrata interna e vetrata esterna) che si rivelava una bella sfida da rappresentare con le ombre portate. Mi ha valuto la stima dell’ architetto svizzero Fabio REINHART, già un bel ricompenso.

Capella funeraria MOLTENI, Giussano, 1980

Il concetto metaforico di Aldo ROSSI era di un’ oggetto colto richiuso in una scatola ‘umile’. Perciò lo schermo classico (su schema della Porta dei Borsari di Verona) e l’involucro di mattoni a vista, con tetto vetrato a capriata industriale.

Ci teneva alla ‘citazione’ fedele dei rapporti palladiani nel disegno dell’ oggetto ligneo prezioso e nobile, alla volta retablo di altare e quinta di teatro. (All’ inizio, sarebbe stata stuccata in modo analogo. Poi, nella realizzazione anche il legno è stato lasciato a vista.)

Tutto questo su fondo di polemica post-moderna che faceva che Gianni BRAGHIERI si rifiutava di associarsi a dei progetti con modanature sagomate. Io invece volevo capire fin dove si poteva tradurre un concetto chiaro in progetto.

Ho lavorato 6 mesi per calcolare, con una formula algebrica (che ho sintetizzato da uno studio assiduo dei Quattro Libri di Andrea PALLADIO) e a disegnare tutte sagome (in alzato e spaccato) a delle scale diverse (1:50, 1:10, 1:2, 1:1).

Poi Angelo MOLTENI mi ha chiesto al telefono : Ma dov’è la croce ? Per dargli soddisfazione Aldo ha voluto che sintettizzi tutto quel mio lavoro in un’ unico disegno. Con la croce di Santiago a Compostela.

Teatro del Mondo, Venezia, 1979

Quando Aldo ROSSI mi ha mostrato i suoi schizzi colorati dell’ estate appena scorsa, per il Teatro del Mondo già in cantiere a Fusina, era contentissimo che gli risponda sembra di un film di FELLINI. (Il quale Federico chiamerà persino in studio un giorno dicendomi Sono FELLINI di Roma, cerco l’architetto ROSSI).

Sono stato spedito negli uffici di Casa Vogue per esaminare le diapositive di Antonio MARTINELLI in modo di elaborare un’ assonometria da pubblicarci. Poi sulla base dei disegni di ingegneria DALMINE, ho costituito tavole in pianta, alzato e sezione, di cui tantissime elio-copie sono state colorate e vendute. Edizioni stampate e numerate anche. L’ultima volto che ho rivisto i lucidi era all’ esposizione Tendenza al Centro POMPIDOU di Parigi.

Deutsches Architekturmuseum n°, 1980

Questo schizzo, eseguito a casa in Scozia durante le feste natalizie e dopo la consegna del progetto di concorso, obbedisce a una doppia logica : 1) ricordare la volontà di Aldo ROSSI (che Gianni BRAGHIERI aveva rifiutato) di munire le torri del progetto di veri cornicioni ; 2) confrontare questa volontà sua (auto-censurata) con la ripetizione verticale delle tipologie di alloggio e con l’ elemento emblematico delle logge a due piani. La giusta-posizione di questi elementi, oltre la trabeazione di Giovanni Battista ALBERTI interrotta da un’ apertura in facciata, mi ricordava l’ emblema del potere Nazional Socialista, che aveva stabilito il suo quartiere generale (architettura di SPEER, distrutto dagli Alleati alla fine della seconda guerra mondiale) proprio sul sito del nostro progetto. Mi sembrava indicare un significato potenziale in pià, da non dimenticare. In effetti, appena l’ha visto, Heinrich KLOTZ a voluto acquisire il disegno per DAM a Francoforte.

Pagine apparentate :

Architettura e urbanistica

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