Dalle mie prime installazioni (a 17 anni) ho imparato che volere un certo risultato significa spesso dovere eseguire o finire me stesso certi dettagli che fanno tutta la differenza : certi colori, un specchio generoso, delle mensole su misura, la modanatura non standardizzata…
Osservando gli artigiani a lavorare sui cantieri, ho imparato moltissime astuzie.
Chiaramente il fai-da-te degli architetti è ben altra cosa che la semplice risoluzione di un problema tramite forniture industriali. Grazie alla mia amica, il designer Sarah STALLARD, avevo incontrato una copia di architetti (Lois & Keith) che abitavano una bellissima casa fine settecento a Lewes. Oltre qualche bellissimo pezzo di antiquariato, l’essenziale dell’ arredo, persino un giardino di erbe fini ricavato nel sottotetto, era opera delle loro mani.
Potrei anche fare l’ elenco dei compagni di scuola di architettura che intraprendo certe finiture egli stessi. Sarà stato anche l’ esempio del nostro docente Jon CORPE, uomo pratico sempre alla caccia di economie per potere realizzare i suoi progetti conservandone l’ idea motrice. E un modo forse nordico, in ogni caso, estraneo alla cultura latina, per la quale il borghese benestante si deve di fare appello all’ artigiano per cambiare persino una lampadina.
Esempi qui di interventi per altrui, come per noi stessi, dove sono intervenuto come falegname ‘ufficioso’. Se vengo pagato (caso raro) è a ragione la concezione e l’ organizzazione, non la manodopera, che fornisco gratuitamente.
Riparazione danni di doccia, Parigi, 2019
Cercare un’ artigiano che accettasse di fare il lavoro a parecchie tappe e passare il tempo necessario era assurdo. Il battiscopa a scratch smontabile integra e nasconde una feritoia di ispezione.
Scaffalature di camera, Parigi, 2009
Con fissazioni nascoste si appendono dei panelli verticali alla pareti, e si stabiliscono le estremità del mensole. Esse ci si appoggiano o sono sospese sotto. Lavoro da fare in due. Assistente : Sophie POENOU.


Piano letto a cabine di stivaggio, Parigi, 2009
L’ esperienze delle barche a vela, dove ogni volume è sfruttato per depositare indumenti ecc. mi ha forse dato l’ idea di rialzare il livello del pavimento di 36 cm (2 gradini) per ricavarci dove mettere la biancheria e i vestiti fiori stagione. Ogni cabina corrisponde a un piccolo tatami sul piano di che si stende il futon. Lavoro da fare in due. Assistente : Sophie POENOU.
Cassetto a vestito sospeso, Parigi, 2009
Costruzione in MDF di 16mm con guide telescopiche, appoggia su due pareti e viene sospeso dal soffitto sul terzo lato. Per l’ elemento tensile ho utilizzato una stecca di legno per evitare dilatazioni termiche. Per mantenere la verticalità senza deformazione bisognava sigillarne l’estremità superiore nel gesso, prima di ancorarla meccanicamente con viti.
Guardaroba sotto mansarda, Parigi, 2006
Con un budget votato a solo 50% della mia valutazione si trattava di comunque mettere in opera e rendere abitabile lo spazio entro 6 o 7 settimane, nei mesi di luglio e agosto. Ho realizzato gli scaffali fissi a corpo vuoto rinforzati internamente. Anziché fascia a cortine, specchio su panello, battiscopa ecc.
Guardaroba dissimulata in corridoio, Nizza, 2006
Largo di 120cm il corridoio offriva l’ opportunità di allestire una guardaroba e lasciare ampio passaggio. L’ ante di chiusura che separa dall’ ingresso serve anche da appendere immagini, tale che non si nota neanche l’esistenza dell’ armadio, circondato da libri e cartelli. Interamente realizzato con compensato qualità marina tagliato su misura incollato e verniciato al poliuretano senza nessuna fissazione meccanica tra i pezzi.
Piattaforma par dormire, Nizza, 2005
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