Plastico di Jonathan BARNABY per conto dell’ associazione R.Ev., su progetto di Christopher STEAD (Francia) e Domenico LERRO (Italia), che proponeva un sistema modulare di costruzione (3, 4 o più campate) nei legni durissimi delle foreste cambogiane.
Queste materie erano poco esportabili a ragione della provenienza : bottino della guerrilla sostenuta contro i Khmer rossi, più o meno vincolato a rimanere sul suolo cambogiano. Un sabato mattina del febbraio 1995, dei generali degli eserciti khmer, precipitati improvvisamente al nostro incontro nel quartiere Tuol Sleng, mi hanno chiesto a che scopo potrebbero essere impiegati questi tronchi.
Se egli pensavano a dei mobili, io ho suggerito di servirsene per tagliarli in sezioni standard e a lunghezze diverse, che ognuno saprebbe capace di manipolare per costruirsi la casa. Avevo capito che, privi di macchinari elettrici, i carpentieri e i falegnami locali avevano difficoltà enormi per i lavorare i legni indigeni, che spezzavano le loro lame di sega.

Montati su una lastra di sughero, gli elementi lignei del plastico sono stati tagliati a dimensione dal quantitativo stabilito da CMAS, elemento per elemento. Prima del montaggio, ho fatto fotografare da JB i volumi che rappresentavano gli elementi compilati per articolo. Era anche un modo di controllarne l’esattezza, ai scopi del progetto industriale finale.

Per rappresentare la copertura a tegole : del nastro fiocca di iuta. Il tutto trasportabile in una valigia di alluminio, che avevo allestito per riceverlo**.
Il rilievo di casa tipica à Phnom Penh che precede il progetto da qualche mese.

**Assunto poi da Hugh DUTTON, JB gli propone esattamente la mia stessa soluzione di valigia allestita, per portare il suo plastico di struttura per un aeroporto che studiava, a una riunione in Asia. Conclusion : l’ intelligenza lo-tech artigiana e indipendente sarà sempre preferibile a quella hi-tech vincolata e dipendente.
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